La società nel suo insieme è al centro della rivoluzione funzionalista, l’uomo è in funzione della società, ogni persona ha il suo ruolo nella società e ogni persona deve lavorare per il benessere e il miglioramento della società nel suo insieme.
Nel 1934 esce Kris i Befolkningsfrågan (La crisi nella questione demografica) che non si occupa di funzionalismo in senso architettonico, il taglio è socio-economico e l’argomento è sociale, eppure, questo testo, darà un forte impulso nella ricerca di soluzioni architettoniche per problemi sociali.
Il saggio viene scritto dai coniugi Myrdal, Gunnar Myrdal economista (premio Nobel per l’economia nel 1974) e Alva Myrdal pedagogista (premio Nobel per la pace nel 1982), la coppia è attivista del circolo funzionalista socialdemocratico e Gunnar Myrdal ricopre alcuni incarichi nei vari governi dei Socialademokraterna.
Alva e Gunnar Myrdal sono i teorici di una moderna politica della famiglia, della maternità, dell’educazione e del ruolo della donna nella società. Il testo propone un’attiva politica familiare e si inscrive nel dibattito in atto di sviluppo del nazionalsocialismo per promuovere politiche di welfare.
In otto capitoli, il saggio, attraverso dati statistici, economici e un’analisi della situazione sociale di quegli anni, propone azioni concrete volte al miglioramento della società nel suo insieme. Ancora una volta la società al centro e l’individuo al servizio di essa, i miglioramenti del singolo sono in funzione del miglioramento della società nel suo complesso.
Un capitolo è dedicato alla “Politica sociale e qualità della popolazione” in cui viene incoraggiato il controllo sociale della popolazione attraverso un programma eugenetico, programma che verrà effettivamente iniziato nel 1934 stesso e che verrà proseguito fino al 1975.
Sembra quasi un controsenso che negli stessi anni in cui si voleva rispondere alle pressanti esigenze abitative innalzando, contestualmente, gli standard di vivibilità dei nuovi alloggi pensando soprattutto a famiglie numerose, è stato anche intrapreso un utopico, anzi distopico, programma eugenetico. In quegli anni “la casa ed il suo universo di problematiche vennero ad assumere un ruolo di attivazione dello sviluppo economico, poiché il risultato della produzione economica veniva consumato nella sfera domestica.”
Il testo dei coniugi Myrdal darà anche impulso a quella liberazione della donna dalle mura domestiche che con una serie di leggi porterà, nel 1974, ad una sostanziale parità definendo il congedo parentale per entrambi i genitori, annullando di fatto le differenze di genere in ambito lavorativo. La teoria alla base di tutto questo è puramente economica e parte da considerazioni sociali.
Il bene della società deve essere perseguito ad ogni costo, l’ingegnere sociale è l’unica professionalità che può condurre la società verso il meglio.
Depersonalizzazione della cura, fiducia assoluta nella guida e nel governo dello Stato, educazione della società, standardizzazione dei servizi come delle case, fanno da fondamenta per la svedesità e la certezza di vivere nel paese più giusto del mondo.
Diritti sociali, diffusi servizi per l’infanzia, il lavoro come emancipazione sociale per la donna, in Svezia le donne votano dal 1918, sostegno finanziario per la maternità versato direttamente alle madri e non più al capofamiglia, eliminando così qualsiasi discriminazione nei confronti delle madri single, i bambini come risorsa per il paese, sono alcune delle ricadute positive del saggio dei coniugi Myrdal. Gli asili (dagis), in particolare hanno un duplice scopo, servono ad abituare ed educare alla vita comunitaria e al rispetto per il bene comune, questo funziona tutt’ora come ho avuto modo di constatare, e contemporaneamente a liberare la donna dalle incombenze famigliari per poter svolgere attività socialmente utili. Il funzionalismo è alla base di qualsiasi politica sociale, tutto deve essere finalizzato al benessere della società.
L’educazione collettiva dei bambini rispondeva alle logiche di efficienza e razionalità del funzionalismo.
Il rafforzamento dell’assistenza all’infanzia, la riforma dell’educazione, la considerazione per il ruolo della donna erano funzionali all’incremento del tasso di natalità svedese senza dover ricorrere all’immigrazione (cosa che verrà comunque fatta negli anni ’60 a causa di una cronica mancanza di mano d’opera non specializzata).
Eppure succede che vengono sterilizzate migliaia di donne. La motivazione ufficiale è una corretta distribuzione delle risorse, senza sprechi per individui che appartenevano a categorie indesiderate e che già costituivano un alto costo sociale. Donne che avrebbero potuto generare nuovi individui che a loro volta non avrebbero potuto dare niente alla società prendendo, invece, molto in termini di assistenza sociale.
Niente che non venisse fatto anche in altri paesi, ma alla Svezia riesce tutto meglio, e il numero di donne coinvolte è di gran lunga superiore rispetto a quello che si fa in altri paesi anche ben più estesi della Svezia (ad esempio gli Stati Uniti d’America) e dura anche più a lungo, dal 1934 al 1975.
Poi l’esperimento termina e il congedo parentale obbligatorio per i padri rimette a posto gli equilibri e la parità di genere per le opportunità lavorative e per la vita sociale. Anche se in realtà una certa differenza di genere permane ancora, e questo nonostante ciascuno si paghi la cena, le donne trovano spesso lavoro nel pubblico impiego dove i salari sono più bassi rispetto al privato.
Bibliografia
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