Cosa e strumenti: Storytelling con Scratch
Due differenti esempi di storytelling con Scratch, creatività vs tecnica.
Classe: Quinta primaria suddivisa in gruppi di 4-5 ragazzi
Obiettivi: dopo una prima fase di conoscenza dello strumento Scratch si è voluto liberare la creatività dei ragazzi in un lavoro di gruppo, dovevano riuscire a progettare la creazione di una storia.
Durata del progetto: 5 lezioni di 2 ore con Scratch in aula informatica.
Descrizione
Le storie sono state liberamente proposte e studiate dai ragazzi suddisi in gruppi di 4-5 elementi, anche la suddivisione è stata libera, nei gruppi in cui erano presenti “ragazzini leader” il lavoro è proceduto molto bene, qualche difficoltà, l’hanno invece riscontrata quei gruppi dove non c’era una leadership ben definita.
Voglio presentare due lavori, a mio giudizio ben riusciti, che hanno avuto 2 approcci molto differenti, uno più creativo e l’altro più tecnico.
Il gruppo delle “Ghostbusters” (solo ragazze) ha lavorato sul tema del film riadattandolo al loro gruppo, pertanto hanno utilizzato i loro avatar, hanno creato degli sfondi e hanno utilizzato la voce di un loro compagno per la voce del “pazzo”. Hanno sfruttato alcuni sfondi di Scratch e i fantasmi già presenti nella libreria degli sprite. Hanno, inoltre, utilizzato delle scritte per raccordare le scene. Le voci sono le loro, a parte il pazzo, e le hanno inserite registrandole direttamente in Scratch utilizzando il mio portatile nell’aula vuota. Tecnicamente abbastanza semplice, ma, comunque, interessante per i cambi di scena, osservabile sulla piattaforma di Scratch.
Il gruppo del “Villaggio” (solo ragazzi) ha lavorato su una loro storia, Luciano si è perso e deve ritrovare il villaggio dove lo aspettano i suoi genitori, gira per la foresta dove incontra un paio di personaggi che lo porteranno finalmente a rincontrarsi con i loro genitori. Trama semplice ma complessa realizzazione, vi invito, infatti, a guardarlo direttamente sulla piattaforma di Scratch e guardare, soprattutto, le istruzioni di Luciano. Le difficoltà maggiori le hanno incontrate per far camminare i vari personaggi, farli fermare e farli ripartire nella stessa scena, hanno utilizzato una variabile, hanno utilizzato i messaggi per alcune cose, ma stranamente non per i cambi di scena. Il gruppo ha deciso di non usare personaggi o sfondi disegnati da loro, ma di sfruttare le librerie di Scratch e hanno usato il gatto colorandolo in modi differenti per fargli interpretare i vari personaggi.
Procedimento
La classe si è suddivisa in gruppi e hanno preparato dei canovacci con le storie, abbiamo deciso non più di quattro scene (anche per non complicare eccessivamente il lavoro in Scratch).
I gruppi che hanno preparato il materiale di sfondi e avatar li hanno caricati sul pc e importati in Scratch.
Per registrare e importare le voci ciascun gruppo è andato di volta in volta in sala di registrazione (l’aula vuota perchè tutti eravamo in aula informatica) e ha registrato le voci direttamente in Scratch con il mio portatile.
Altri suoni e musiche sono stati integrati nella storia.
Risultati – creatività vs tecnica
Questi due esempi rappresentano in un certo senso i due opposti, uno è un lavoro molto creativo e personalizzato tecnicamente “semplice”, l’altro è una storia semplice senza quasi cura nella scelta di sfondi e personaggi, un po’ della serie “va bene quello che c’è”, ma tecnicamente molto curato anche se ancora acerbo.
Il mio intervento è stato da supervisore, soprattutto con questi 2 gruppi, per altri gruppi sono intervenuta un po’ di più con suggerimenti, ma con loro non è stato necessario, perdipiù è giusto crescere anche un po’ da soli.
Osservando
Il gruppo creativo era composto da sole ragazze, il gruppo tecnico da soli ragazzi, occorre, forse, lavorare di più affinchè questa separazione sia sempre meno netta, mi piacciono le ragazze tecniche e i ragazzi creativi.
I gruppi eterogenei hanno lavorato meno bene, perchè si sono persi nell’organizzazione del lavoro, ma forse proprio per la mancanza di ragazzi carismatici presenti negli altri due gruppi, piccoli leader che facevano da traino e, a volte, un po’ da “tiranni”.